Libri e lettori liberi di appartenersi

Qualche tempo fa ho letto un interessantissimo articolo di Sergio Ruzzier sul blog di Topi pittori, un articolo che invita a sdoganare i libri da quelle inutili e fastidiose etichette relative “all’età adatta” per la lettura di un testo. Oltre a condividere in toto il pensiero di Ruzzier, l’articolo ha sviluppato in me diversi spunti di riflessione e ispirazione.

“Nessuno direbbe: può consigliarmi un libro per un quarantanovenne? Perché per i bambini si?”

Parliamo di letture rivolte ai bambini, dunque, e all’incomprensibile esigenza, (puramente legata al marketing) di alcuni editori di indicare l’età di lettura consigliata.

“Lo capirà tutto o solo in certe parti o potrebbe addirittura cogliere qualcosa di cui nemmeno l’autore ne è consapevole. Potrà amarlo o odiarlo, leggerlo dall’inizio alla fine o abbandonarlo dopo le prime righe. Tutto questo succede a qualsiasi lettore indipendentemente dall’età.”

E come dargli torto? Io, per esempio, non riesco a finire i libri di Márquez. E questo è successo sia a 13 anni sia a 24 con il suo capolavoro “Cent’anni di solitudine”. Sono anche sicura che se adesso, dopo più di dieci anni, rileggessi Svevo, per me sarebbe una rinnovata e mai sazia scoperta. I libri e le impronte che lasciano nelle pieghe della nostra memoria non devono avere limiti o etichette e questo penso debba avvenire sin dalla più tenera età. 

Come sapete, in famiglia siamo lettori appassionati e la nostra casa è piena di libri. Se bazzicate su questo blog saprete anche che questo prezioso amore cartaceo lo stiamo trasmettendo, nel modo più spontaneo possibile, anche a Formichina. Leggo libri ad alta voce da quando lei era nella mia pancia e ogni giorno cerchiamo di dedicare un po’ del nostro tempo alla lettura. Formichina ha una ricca e colorata biblioteca in crescita e, per adesso, ama i libri. Ama sfogliarli, ama ascoltare le storie, ama anticipare le battute e adora far vivere le storie e i personaggi  anche quando il libro è chiuso. A volte la sorprendo mentre con un qualsiasi libro tra le mani, può capitare anche un Flaubert, inizia a raccontare ad alta voce delle storie. Tutto ciò non lo rendo pubblico perché credo che mia figlia sia l’erede di Elsa Morante ma perché credo fermamente che abituare i bambini alla lettura e all’ascolto sia fondamentale e prezioso per la loro crescita. Se Formichina, durante un’amabile (si fa per dire) conversazione, mi dice che sono “sbilenca” succede semplicemente perché quel termine l’ha ascoltato in uno dei suoi libri e non perché è parente di Giacomino Leopardi. Leggere insieme ai nostri bimbi arricchisce il loro lessico in maniera straordinaria e qui torno all’articolo di Ruzzier.

 

Nella piccola libreria di Formichina ci sono libri con delle storie che magari alla maggior parte dei genitori e della gente sembrerebbero poco adatte ad una bimba di 2 anni e mezzo. Non fraintendetemi: non troverete Proust o Pirandello e Formichina ha anche i libricini di masha e orso eh, per carità, non siamo folli come il conte Monaldo! Ma è anche vero che i classici libricini che si vendono ovunque o che seguono il personaggio in voga o che sono “tipicamente” per bambini piccini picciò non fanno per noi! Io penso che la maggior parte delle volte ci si rivolga ai bambini nel modo sbagliato. Mi spiego meglio: i bambini non sono uomini di Neanderthal, non vi è alcun bisogno di rivolgersi a loro con idioti suoni onomatopeici o termini sempliciotti. Penso si debba parlare in modo chiaro e semplice ma non stupido. Da sempre cerco di spiegare a mia figlia tutto ciò che facciamo o che faremo, tutto ciò che accade attorno a lei, perché una cosa si fa o non si fa. Lo faccio da quando era poppante e le spiegavo che doveva stare stesa sul fasciatoio per poterle cambiare il pannolino, lo faccio ora quando le spiego perché deve darmi la mano quando attraversiamo la strada. (Ovviamente nel 50% delle volte le spiegazioni non sono servite a nulla e la mia voce ha riecheggiato nel vuoto cosmico, ma va bene lo stesso, essere mamme significa essere tenaci.)

Tanto per farvi un esempio, uno dei libri preferiti di Formichina parla della diversità e dell’unicità, dell’essere perfetti ognuno a proprio modo. Lei,  a due anni mezzo, forse e dico forse, non comprenderà a pieno il messaggio (che io ogni volta le spiego) ma sono certa che quel messaggio resterà inciso tra le increspature del suo inconscio, della sua memoria. Sono troppo sognatrice? Penso che i libri possano rendere le persone migliori? SI.

Ero partita dall’articolo di Ruzzier per sostenere la tesi secondo la quale non esiste un’età adatta per leggere un determinato libro, ogni libro e ogni lettore si appartengono in modi differenti ed è un rapporto mai statico. Mi sono forse dilungata in svariate digressioni ma quello che vorrei creare, nel mio piccolo formicaio virtuale, è una specie di rubrica (a cadenza casuale eh) dedicata alle letture dei più piccoli, presentandovi le nostre letture preferite. I libri potranno andar bene per un bambino di un anno così come per uno di sette. Libri liberi di essere semplicemente letti, riletti, vissuti e ricordati.

Sarebbe bello poi scambiarsi idee ed impressioni, consigli e suggerimenti.

Vi lascio con una bellissima citazione tratta da “Leggimi forte” di Merletti – Tognolini:

“Hai un potere di umana magia nella gola, unico eppure comune. Perché ne sei avaro? Parla con lui, con lei. Non negargli ciò che sai fare, che gli serve. E se non sai cosa dire, ci sono sorgenti di parole giuste, che son fatte per questo: leggi un libro.”

 

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