Cose belle a marzo!

Perdonatemi la banalità della foto di copertina. Fiori, ebbene sì. Marzo però porta la primavera e la primavera mi fa pensare ai fiori, ai colori, alla rinascita, al tepore delizioso dei raggi del sole sul viso. Quest’anno marzo ha mantenuto la sua promessa di primavera regalandoci giornate soleggiate e piacevoli (giusto per non essere troppo sdolcinati, adesso tira un ventaccio e piove ad intermittenza). Quello che però più desidero e mi manca nei mesi invernali è la luce e la primavera significa anche e soprattutto luce, più luce. Per poter godere di pomeriggi più lunghi passeggiando,mangiando un gelato o giocando sulle giostrine, organizzare le prime gitarelle fuori porta la domenica, godersi in generale di più il tempo. Non so, a me la primavera infonde questa dolce illusione. Con formichina amiamo passeggiare (mano nella mano è ancora una forte utopia), lei adora fermarsi per ogni piccolo e cavilloso dettaglio che incontra lungo il suo cammino (inclusi gli escrementi canini che gli immancabili vandali non raccolgono), ama osservare le nuvole, me le indica e poi decide di afferrarle per assaggiarle (hanno il gusto delle torte, dice), i vecchietti la incurioscono e ogni cane che incrociamo deve ricevere le sue carezze. Le passeggiate con lei possono essere sfiancanti ma alla fine sono sempre piene di allegria e curiosità. La nostra prima gitarella fuori porta l’abbiamo organizzata in occasione delle giornate Fai di primavera, un ottimo modo per scoprire e riscoprire  le meraviglie del nostro territorio che molto spesso sono sotto i nostri occhi ma sfuggono alla nostra attenzione.

 

Quest’anno abbiamo optato per una meta vicina a noi, (poiché il meteo era incerto), nel tarantino: la barocca Martina Franca, ad un passo dalla bellissima Locorotondo (che adoriamo) ma mai visitata (in età adulta s’intende) ha un centro storico molto bello e storico, con palazzi e balconi barocchi e signorili. La delegazione Fai ha organizzato la visita di tre chiesette e noi abbiamo visitato anche il bellissimo palazzo ducale e la basilica di San Martino. Abbiamo pranzato in un ristorantino con cucina rustica e tipica e, ovviamente, se venite a Martina Franca non potete assolutamente perdervi l’assaggio del capocollo, una vera delizia. Marzo è stato anche il mese nel quale finalmente ho rivisto una mia cara amica dei tempi universitari, ha conosciuto formichina e abbiamo pranzato assieme ricordando episodi imbarazzanti, incoscienti e spassosi della nostra gioventù universitaria. Ah beata gioventù!

 

Lettura preferita del mese (dedicata ai piccini!)

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“Mia, tua, nostra” di David Grossman  (Mondadori) 

Questo mese vi parlo di un bel libro che Formichina adora: la sera (ma non solo) me lo porge e lo leggiamo anche 3/4 volte (ancora mamma!). L’abbiamo scelto per trasmetterle anche in questo modo l’importanza della condivisione. Siamo nella piena fase del “è mio!!!!” e di capricci se qualche bambino osa toccare i suoi giochi. (In realtà per essere precisa, non si comporta così con tutti i bambini!). “Mia, tua, nostra” è una breve storia che parla di piccole incomprensioni e piccoli bisticci: Lilli e la sua bambola del cuore Mirtilla sono le protagoniste di una movimentata giornata all’asilo che si concluderà con una preziosa lezione di gentilezza e condivisione. Consigliato perché ha un testo breve e conciso, dei bei disegni colorati e grandi e una storia tratta dalla vita quotidiana perciò adatta per attirare fin dalla prima lettura l’attenzione dei più piccini.

ps. Ho finito il secondo capitolo della saga Cazalet e ho già pronto il terzo sul comodino. Nel frattempo termino un libro affascinante e, per un giusto equilibrio, un romanzo fresco e frivolo che si legge senza pensieri! (ve ne parlo prossimamente).

CINEMA: LA TARTARUGA ROSSA 

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Quanta grazia e poesia in una storia che è una grande favola colma di vita, amore e dolore. Vi ho colto una delicatezza assoluta nella narrazione di quella che in realtà è una trama semplice ma estremamente potente. Come il naturale ciclo infinito della vita e della morte, l’istinto di sopravvivenza attraverso l’unica forma possibile, l’amore. Lo scontro con l’alterità e la stessa identità, il perdono e l’accoglienza e il perpetuarsi dei gesti e delle emozioni. Non ci sono dialoghi, non sono necessari. Vi è la forza della musica e del tratto semplice e lineare del disegno, vi sono i colori del mare e del cielo e gli innumerevoli suoni della natura, del giorno e della notte. Ottanta minuti di incanto.

In questa recensione c’è chi ne parla molto meglio di quanto possa fare io: Riparo dal vuoto: La tartaruga rossa

ps. Questa sarebbe stata la quarta volta di Formix al cinema, cioè sarebbe stata perché lei di venire è venuta ma ha ronfato tutto il tempo del film in braccio al papo. (Si è addormentata poco prima di entrare e nessun tipo di suono o poesia l’ha strappata da Morfeo). Insomma, di quelle dormite profonde che solo i bambini sono in grado di fare.

Alla prossima e buon Aprile! 🙂

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